Territorio e vigna

Neive, la perla del Barbaresco: uno dei terroir più distintivi delle Langhe, terra dei quattro vini.

Dante Rivetti

Neive il cuore produttivo del Barbaresco, una delle denominazioni più prestigiose delle Langhe. Qui i vigneti si inerpicano su colline pettinate da meravigliosi filari, che spesso tracciano l’intera curva delle colline. Le anse del fiume Tanaro e dei molti rii che solcano l’area creano segrete vallette laterali, spesso coperte da boschi e noccioleti su cui spiccano i tetti rossi dei borghi abbarbicati sulle cime dei colli, qui chiamate «bricchi». Frequenti sono i calanchi – le «Rocche» – spaccature del terreno originatisi dall’effetto erosivo delle acque.

Dante Rivetti

Neive uno dei borghi più belli d’Italia


Riconosciuto Bandiera arancione dal Touring Club, Neive è un borgo estroverso e vitale, il principale centro di diffusione della cultura enogastronomica delle Langhe orientali.

È la «terra dei quattro vini» – Barbaresco, Dolcetto d’Alba, Barbera d’Alba e Moscato d’Asti – che qui raggiungono punte di rara eccellenza. Ma è anche il centro perfetto per visitare Langhe e Monferrato trovandosi a metà strada tra Asti e Alba, i principali centri urbani dell’area.

I nostri vigneti

La famiglia Rivetti coltiva 55 ettari tra Neive, Mango e Costigliole d’Asti, tra Langhe e Monferrato. Tutti i vigneti di nebbiolo da Barbaresco, circa 21 ettari, si trovano all’interno del comune di Neive, distribuiti su alcune delle Menzioni Geografiche Aggiuntive (MGA) più prestigiose della denominazione Barbaresco: Bricco di Neive, Bric Micca e Rivetti, ubicate sulla dorsale meridionale del torrente Tinella.

Bricco Di Neive


I vigneti di Bricco di Neive – adiacenti alla cantina – rappresentano gli appezzamenti più antichi dell’azienda, coltivati a mano da più di quattro generazioni di Rivetti. Furono possesso del bisnonno Giuseppe e oggi rappresentano la punta di diamante della produzione, con vigne quasi secolari. Sono coltivati soprattutto a Nebbiolo da Barbaresco, ma anche a Moscato e Barbera presente soprattutto nel vigneto detto «Boschi». Bricco di Neive si contraddistingue per la quota altimetrica, che supera i 400 metri e per i terreni rossicci.

Dante Rivetti

Bric Micca


Poco distante dal Bricco di Neive si trova il vigneto della cascina «Micca», oggi all’interno dell’omonima Menzione Geografica. I filari si estendono da Sud verso ovest su di un appezzamento a corpo unico coltivato a Nebbiolo e Dolcetto. I suoli bianchi e sabbiosi donano vini compatti e austeri, caratterizzati da un’ottima freschezza. I Barbaresco qui prodotti sono più pronti rispetto a quelli di Bricco di Neive e possono essere apprezzati appena terminato l’affinamento.

Dante Rivetti

Rivetti


La Menzione Geografica «Rivetti» prende il nome dalla frazione di Neive che, fin dall’800, venne abitata dalla nostra famiglia. Qui è ancora presente la cascina dei nostri avi. I vigneti salgono lungo il crinale che dalla Valle del Tinella raggiunge il Bricco di Neive, con esposizione Sudovest: è per questo che Giuseppe Rivetti (e i suoi discendenti) vennero chiamati «I Valletta». I suoli, tendenzialmente rossicci e argillosi, regalano vini di ottima struttura e facile beva. Nel prossimo futuro, dai vigneti di questa Menzione Geografica nascerà il nuovo Barbaresco Rivetti.

Dante Rivetti

Costigliole d'Asti


I vigneti di Costigliole d’Asti appartengono alla fascia di Monferrato astigiano che confina con le Langhe del Barbaresco. Gli appezzamenti – acquistati da Dante Rivetti negli anni ‘80 – si trovano nelle frazioni di Bionzo e di Santa Margherita. Qui i terreni si fanno più chiari e alle argille delle Langhe subentrano strati di sabbia e calcare. Sono terreni perfetti per la coltivazione di Barbera e Moscato, ma anche di Pinot Nero e di Chardonnay, che qui hanno trovato un terreno d’elezione. È infatti da Costigliole d’Asti che nascono i due Metodo Classico di Dante Rivetti vinificati in bianco e in rosé.

Dante Rivetti

Mango


I vigneti della famiglia Rivetti, coltivati a Moscato Bianco, si estendono per circa 2 ettari tra la frazione di San Donato e la chiesa campestre di Sant’Elena. Si tratta di un meraviglioso anfiteatro di filari affacciato sulla stretta valle del fiume Belbo. Siamo nel cuore delle Colline del Moscato, luoghi cari allo scrittore Beppe Fenoglio, ritratti nei libri della Malora e del Partigiano Johnny. I suoli sono caratterizzati da conglomerati calcarei sabbiosi e marne biancastre che donano ai terreni il tipico aspetto della «calcina», ovvero una polvere fine e candida che, ad ogni passo, si solleva in piccole nubi. Le terre bianche e l’ottima esposizione donano Moscato d’Asti di rara finezza, caratterizzati da un intenso bouquet floreale e un’ottima freschezza.

Dante Rivetti